Camogli sa' di focaccia e pesce fritto, acciughe, triglie, calamari, di pesto con il burro, pane sciapo e olio buono. I bimbi giocano al pallone sulla passeggiata del mare e, verso il molo, danzano le barche colorate. Camogli sono fichi d'india, sono case con i panni stesi dal muro della chiesa, sono grida di un gatto verso l'ora di cena. Camogli sono tramonti silenziosi e gentili, dove è solito vedere andare cani, alcuni afghani, accompagnati per l'uscita della sera, tra maglie di trame grosse per il riparo dal fresco di fine aprile. Camogli, piccolo villaggio di pescatori del levante ligure, è un cielo di nuvole e sole. A Camogli c'è il monastero benedettino di San Fruttuoso, dove si può restare per qualche momento seduti sulla spiaggia abbracciata dalle montagne, montagne che scendono a picco verso fondali di un celeste che sorprende. Camogli è il rumore del mare, sono onde che non si stancano mai. Camogli è l'andar per mare. Andar per Camogli poi significa riconoscere i visi delle persone dopo alcune ore, visi di marinai le cui mogli ne aspettano a casa il ritorno: ecco cosa si nasconde dietro il nome di Camogli, ca-mogli, là verso la costa, le mogli. Donne che lavorano la maglia nelle botteghe, botteghe una in fila all'altra in una via di cui non si ricorda il nome, una via che guarda e osserva il filo dell'orizzonte. Pomeriggi di un tempo che non si misura, dove le famigerate quattro chiacchere, come per magia, sono suoni che si confondono fra la natura, le cose e gli uomini, parole che tutto dicono e diviene un'arte averne memoria. Camogli.
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