Profumo di spezie. Dal Punjab, terra di campi gialli e montagne azzurre, passando per Jaipur, correndo su distese di tamarindo, puntellate in qua e là da sapori del verde avocado. Mancavano le vacche magre dell'India a stazionare lungo le strade, ma dalla cucina forme leggiadre di pani d'oriente giungevano a noi fumanti: era forse il chapati? Immancabile il pollo vestito, ritrovavamo le melanzane piccanti, l'agnello dorato, il riso al curry, il pistacchio infreddolito, il mango di un arancione tenue e, infine, tanti semi di finocchio e caramelle colorate che rinfrescavano come venti, il palazzo di un rosa antico dove, finestre sullo sfondo, restavano aperte. Poteva così entrare, la musica.
Viaggiare in India è anche un viaggio nella sua cucina. Capitava di dare una pausa ai pomeriggi con un assaggio del lassi, la tipica bevanda del nord, una miscela di yogurt, acqua, spezie e qualche frutto, una bevanda altamente rinfrescante. Spesso si beveva il chai, il tipico thé indiano, speziato con il cardamomo. Le sere a Jaisalmer e Khajuraho, nelle terrazze poste sotto un cielo puntellato di stelle, trovavamo la cucina tandoor, un procedimento secondo cui le carni piccanti o il pane venivano cucinati in un forno cilindrico di argilla con il fondo interrato, dove viene messo il carbone, e in alto l'imboccatura dove si cala il cibo per essere cotto. Profumo di spezie dicevo, i piatti tipici della tradizione indiana si basano infatti sui principi dietetici scritti nei testi sacri dell'Ayurveda, dove si afferma che un'alimentazione ricca di spezie è sinonimo di buona salute.
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