Tiziano Easy Nite Agenzia Viaggi
Agenzia viaggi e Tour Operator on line.
martedì 20 maggio 2014
"La Piazza dei Miracoli di Pisa."
Arriviamo a Pisa in una giornata di pioggia. Nella Piazza dei Miracoli il paesaggio pare confondersi fra l’azzurro-grigio del cielo, il prato verde e il marmo bianco, dove la Torre Pendente, il Duomo, il Battistero e il Camposanto trovano il loro massimo splendore. Cominciamo il nostro percorso sempre più inzuppati d’acqua, ma al contempo affascinati da un luogo in cui la mano dell’uomo è stata davvero generosa. Ci sono pochi turisti e così riusciamo a entrare facilmente nella Cattedrale di Santa Maria Assunta e a fotografare poi, secondo le prospettive più insolite, la Torre. Pare di fare un salto all’indietro nell’atmosfera medievale di un tempo e il nostro procedere curioso trova significati di profonda religiosità che queste opere, nel loro insieme, sanno rappresentare.
Ci soffermiamo più a lungo all'interno del Camposanto, un grande chiostro in cui venivano seppelliti i personaggi illustri della città e timorosi, cerchiamo di non calpestare le lapidi poste ai nostri piedi. Il momento è surreale, forse per la pioggia che continua a scendere, forse perché concludiamo il nostro breve giro proprio dove si conclude la vita, a simboleggiare le tappe principali che ciascun individuo compie: il Battistero la nascita, la Cattedrale di Santa Maria Assunta la vita e il Camposanto che allude chiaramente alla morte. La Torre Pendente è posta a guardia dell’uomo e ogni tanto ride delle sue miserie, un po’ come sembra essere lo spirito toscano o forse, il simbolo di Pisa è in fondo un faro che illumina il cammino dell’individuo, verso il compimento di opere così magnifiche. La pioggia si ferma, ci allontaniamo dalla Piazza e consumiamo un pranzo frugale. I piedi fradici, gli ombrelli chiusi. Portiamo via con noi il ricordo di una mattina mordi e fuggi ma chiaramente ricca di immagini e storie che con un po’ di fantasia diventano i racconti di momenti vissuti all’ insegna della curiosità e della bellezza dell’arte italiana. La Piazza dei Miracoli, da non confondersi con il Campo dei Miracoli del racconto di Pinocchio, è Patrimonio Mondiale dell’Unesco.
lunedì 19 maggio 2014
Genova la Superba
Genova la Superba è un vento che viene dal mare e sferza i suoi vicoli, i “caruggi”. Il porto, interamente riqualificato in occasione delle Colombiadi del 1992, è la partenza del nostro tour: passiamo per Porta Siberia, il cui nome deriva da “cibaria”, luogo in cui un tempo, transitavano le derrate alimentari provenienti dal mare e dal mare saliamo nel ventre della città, una grande pancia che si nutre del vociare delle sue genti e degli odori delle sue strade. E’ un susseguirsi d’ immagini, di visi, di alture: punto di partenza e finalmente luogo di ritorno del lungo navigare dell’antico marinaio. Percorriamo via di Prè fino a giungere in via Del Campo, il caruggio reso noto dalla canzone di Fabrizio de Andrè, cantautore e poeta illustre di questa antica città.
Non si contano le chiese, fra tutte la Cattedrale di San Lorenzo, luminosa e sobria, non si contano le edicole votive, piccoli tempietti che, agli angoli delle strade del centro storico, ospitano le divinità, vere e proprie opere d’arte. Giungiamo nella via dello shopping, via XX Settembre, con i portici e i palazzi dallo stile eclettico, mescolanza di gotico, rinascimentale e barocco. Genova tutta d’ un fiato, Genova a perdifiato, Genova in un giorno. Una città con il più grande centro storico d’Europa e la sua piazza principale, Piazza De Ferrari e a lato il Teatro Carlo Felice, piazza in cui per un attimo immaginiamo una danza sulle note di una musica dolce, una danza che come per magia, segue il ritmo dell’acqua della fontana posta al centro. Continuiamo il giro turistico e non sappiamo da che parte guardare, tanta è la bellezza. Percorriamo i portici di Sottoripa e ci soffermiamo di fronte a una bottega che vende il pesce, la famosa frittura di pesce, che viene messa in bella mostra in grandi piatti e venduta a porzioni e a poco prezzo. Arriviamo nella via dei palazzi nobiliari, uno in fila all’altro, tutti ben conservati e ci sorprende uno in particolare, di colore rosso acceso che si innalza tra il grigio blu del cielo e un altro il cui interno, completamente bianco e con grandi scaloni ai lati, ospita il Comune. Il nostro tour si conclude e nel mentre un temporale rinfresca l’aria. Genova scorre veloce nei nostri ricordi, come un grande caleidoscopio di emozioni che portiamo con noi, pensando a una grande città che, tra il mare e le montagne, rivela la sua molteplicità.
Non si contano le chiese, fra tutte la Cattedrale di San Lorenzo, luminosa e sobria, non si contano le edicole votive, piccoli tempietti che, agli angoli delle strade del centro storico, ospitano le divinità, vere e proprie opere d’arte. Giungiamo nella via dello shopping, via XX Settembre, con i portici e i palazzi dallo stile eclettico, mescolanza di gotico, rinascimentale e barocco. Genova tutta d’ un fiato, Genova a perdifiato, Genova in un giorno. Una città con il più grande centro storico d’Europa e la sua piazza principale, Piazza De Ferrari e a lato il Teatro Carlo Felice, piazza in cui per un attimo immaginiamo una danza sulle note di una musica dolce, una danza che come per magia, segue il ritmo dell’acqua della fontana posta al centro. Continuiamo il giro turistico e non sappiamo da che parte guardare, tanta è la bellezza. Percorriamo i portici di Sottoripa e ci soffermiamo di fronte a una bottega che vende il pesce, la famosa frittura di pesce, che viene messa in bella mostra in grandi piatti e venduta a porzioni e a poco prezzo. Arriviamo nella via dei palazzi nobiliari, uno in fila all’altro, tutti ben conservati e ci sorprende uno in particolare, di colore rosso acceso che si innalza tra il grigio blu del cielo e un altro il cui interno, completamente bianco e con grandi scaloni ai lati, ospita il Comune. Il nostro tour si conclude e nel mentre un temporale rinfresca l’aria. Genova scorre veloce nei nostri ricordi, come un grande caleidoscopio di emozioni che portiamo con noi, pensando a una grande città che, tra il mare e le montagne, rivela la sua molteplicità.
sabato 17 maggio 2014
Un assaggio di India.
Profumo di spezie. Dal Punjab, terra di campi gialli e montagne azzurre, passando per Jaipur, correndo su distese di tamarindo, puntellate in qua e là da sapori del verde avocado. Mancavano le vacche magre dell'India a stazionare lungo le strade, ma dalla cucina forme leggiadre di pani d'oriente giungevano a noi fumanti: era forse il chapati? Immancabile il pollo vestito, ritrovavamo le melanzane piccanti, l'agnello dorato, il riso al curry, il pistacchio infreddolito, il mango di un arancione tenue e, infine, tanti semi di finocchio e caramelle colorate che rinfrescavano come venti, il palazzo di un rosa antico dove, finestre sullo sfondo, restavano aperte. Poteva così entrare, la musica.
Viaggiare in India è anche un viaggio nella sua cucina. Capitava di dare una pausa ai pomeriggi con un assaggio del lassi, la tipica bevanda del nord, una miscela di yogurt, acqua, spezie e qualche frutto, una bevanda altamente rinfrescante. Spesso si beveva il chai, il tipico thé indiano, speziato con il cardamomo. Le sere a Jaisalmer e Khajuraho, nelle terrazze poste sotto un cielo puntellato di stelle, trovavamo la cucina tandoor, un procedimento secondo cui le carni piccanti o il pane venivano cucinati in un forno cilindrico di argilla con il fondo interrato, dove viene messo il carbone, e in alto l'imboccatura dove si cala il cibo per essere cotto. Profumo di spezie dicevo, i piatti tipici della tradizione indiana si basano infatti sui principi dietetici scritti nei testi sacri dell'Ayurveda, dove si afferma che un'alimentazione ricca di spezie è sinonimo di buona salute.
Viaggiare in India è anche un viaggio nella sua cucina. Capitava di dare una pausa ai pomeriggi con un assaggio del lassi, la tipica bevanda del nord, una miscela di yogurt, acqua, spezie e qualche frutto, una bevanda altamente rinfrescante. Spesso si beveva il chai, il tipico thé indiano, speziato con il cardamomo. Le sere a Jaisalmer e Khajuraho, nelle terrazze poste sotto un cielo puntellato di stelle, trovavamo la cucina tandoor, un procedimento secondo cui le carni piccanti o il pane venivano cucinati in un forno cilindrico di argilla con il fondo interrato, dove viene messo il carbone, e in alto l'imboccatura dove si cala il cibo per essere cotto. Profumo di spezie dicevo, i piatti tipici della tradizione indiana si basano infatti sui principi dietetici scritti nei testi sacri dell'Ayurveda, dove si afferma che un'alimentazione ricca di spezie è sinonimo di buona salute.
venerdì 16 maggio 2014
Barcellona: a ritmo di Ramblas.
Barcellona ci accoglie con una leggera pioggerellina di fine gennaio. E' mattina presto e cominciamo il nostro lungo cammino con un saluto alla statua di Cristoforo Colombo, statua che punta il dito in direzione del mare. Direzione, le direzioni delle strade di Barcellona seguono diagonali, sono vie lunghe che si intersecano fra loro trasversalmente. Passo dopo passo, arriviamo al Barrio Gotico, il quartiere che fa' di questo stile il suo fiore all'occhiello: cattedrali a punta, vicoli stretti, botteghe d'arte, piazzette che ricordano l'architettura coloniale del Sudamerica, studenti assonnati che entrano nei bar per un caffè. Il ritmo è ancora lento e i primi raggi del sole illuminano il volteggiare dei gabbiani nel cielo. All’improvviso Las Ramblas, il passo si fa veloce, conosciamo così il luogo della movida di Barcellona fra locali, teatri, cinema e ristoranti. La città intanto si sta svegliando e le strade si affollano di gente, gente che si muove per lavoro, per qualche ora di shopping, per svago. La prossima tappa è la Casa Batlo,
la casa di Gaudi e per raggiungerla, ormai un po’ stanchi, proviamo a viaggiare in metropolitana e in un attimo siamo davanti all’opera dell’architetto più famoso di Barcellona: è un tondeggiare di forme dalle tinte pastello, un verde azzurrino tenue che regala in alcuni punti rami di fiori che scendono e adornano finestre e balconi. Una pausa per il pranzo in un fast-food, fra strade intrise del traffico delle ore di punta e continuiamo il nostro cammino. Cartina alla mano ci dirigiamo verso la Sagrada Familia, opera non ancora conclusa, i cui lavori sono finanziati dalle offerte dei fedeli, è il simbolo della città; davanti alla chiesa, una fila di persone in coda per entrare, noi decidiamo di restare seduti ad osservarla di sbieco, da fuori, seduti su una panchina nel giardino antistante. Per un attimo tutto si fa’ silenzio: gli uccelli del parco popolano timidamente gli alberi, qualche bimbo intorno al chiosco corre e fa’ dei giri mentre penso a Gaudi e alla sua opera senza fine. Ma e’ ora di tornare, andiamo verso la nave.
Torino: la mia città.
Per chi giunge da sud, Torino è un paesaggio di dolci colline, ai cui piedi scorre il fiume Po’. Percorrendo corso Unità di Italia, s’ incontra il Parco del Valentino, il Castello e il Borgo Medievale: il verde degli alberi secolari, i magnifici giardini, la fontana dei “12 Mesi”, sono il luogo preferito dai torinesi per passeggiare la domenica, fare jogging o andare in bicicletta e quando il sole finalmente riscalda dopo un lungo inverno, i prati sono presi d’assalto da giovani distesi ad abbronzarsi.. Proseguendo oltre il Parco si arriva nel centro città, nobile con le sue piazze ampie e regali, di un colore che varia dal giallo tenue al giallo intenso al bianco: piazza Vittorio Veneto, piazza Castello e piazza San Carlo le più grandi e note ma moltissime altre fanno bella mostra di sé in un susseguirsi di stili rinascimentale, barocco, neoclassico fino alle più recenti di epoca fascista. In tipico stile medioevale Piazzetta IV Marzo, con i suoi locali all’aperto, gremiti di giovani all’ora di cena e ancora piazza Emanuele Filiberto, luogo di ritrovo per un aperitivo nel cuore del “Quadrilatero Romano”.
Da segnalare i numerosi e ricchi musei: primo fra tutti la Mole Antonelliana, simbolo della città che ospita il Museo del Cinema; il Museo Egizio, secondo al mondo per numero di reperti archeologici dopo quello del Cairo; il Museo dell’Automobile, recentemente rinnovato. Torino è una città tra le più verdi d’Italia: grandi viali alberati la percorrono da nord a sud, da est a ovest, nella tipica struttura a pianta romana e vanta al suo interno molti parchi: oltre al già menzionato Valentino, il parco della Pellerina e i Giardini Reali, punto di congiunzione con il mercato di Porta Palazzo e quello delle pulci detto “Baloon”, colorati e chiassosi, mescolanza delle diverse etnie che animano questa città.
Torino operaia, fucina di culture, culla di nuove idee, Torino nobile e raffinata, a volte un po’ snob, Torino da scoprire nei suoi salotti all'interno di rinomate caffetterie, affollate nelle domeniche d’inverno o all’uscita dai teatri e dai cinema, per gustare deliziose torte e prelibati pasticcini mignon accompagnati da una tazza di tè o dalla tipica bevanda calda a base di caffè e gianduia, il “Bicerin”. Via Garibaldi, la via pedonale più lunga d’Europa, via Po, via Lagrange e gli eleganti portici di Via Roma sono i luoghi deputati allo shopping.
Torino è città magica: vertice, con Praga e Lione, del Triangolo Magico d’Europa e ne sono testimonianza i mille riferimenti architettonici e scultorei presenti ovunque, il cui simbolo più manifesto lo troviamo nella discussa statua al centro di piazza Statuto, ma magica anche perché ha saputo rinnovarsi negli anni, in una commistione tra antico e nuovo, dalle sue origini romane fino allo splendore dell’epoca sabauda alle più moderne strutture di architetti avveniristici, facce diverse di una società in continuo mutamento
Da segnalare i numerosi e ricchi musei: primo fra tutti la Mole Antonelliana, simbolo della città che ospita il Museo del Cinema; il Museo Egizio, secondo al mondo per numero di reperti archeologici dopo quello del Cairo; il Museo dell’Automobile, recentemente rinnovato. Torino è una città tra le più verdi d’Italia: grandi viali alberati la percorrono da nord a sud, da est a ovest, nella tipica struttura a pianta romana e vanta al suo interno molti parchi: oltre al già menzionato Valentino, il parco della Pellerina e i Giardini Reali, punto di congiunzione con il mercato di Porta Palazzo e quello delle pulci detto “Baloon”, colorati e chiassosi, mescolanza delle diverse etnie che animano questa città.
Torino operaia, fucina di culture, culla di nuove idee, Torino nobile e raffinata, a volte un po’ snob, Torino da scoprire nei suoi salotti all'interno di rinomate caffetterie, affollate nelle domeniche d’inverno o all’uscita dai teatri e dai cinema, per gustare deliziose torte e prelibati pasticcini mignon accompagnati da una tazza di tè o dalla tipica bevanda calda a base di caffè e gianduia, il “Bicerin”. Via Garibaldi, la via pedonale più lunga d’Europa, via Po, via Lagrange e gli eleganti portici di Via Roma sono i luoghi deputati allo shopping.
Torino è città magica: vertice, con Praga e Lione, del Triangolo Magico d’Europa e ne sono testimonianza i mille riferimenti architettonici e scultorei presenti ovunque, il cui simbolo più manifesto lo troviamo nella discussa statua al centro di piazza Statuto, ma magica anche perché ha saputo rinnovarsi negli anni, in una commistione tra antico e nuovo, dalle sue origini romane fino allo splendore dell’epoca sabauda alle più moderne strutture di architetti avveniristici, facce diverse di una società in continuo mutamento
Tiziano Easy Nite Agenzia Viaggi : Palma di Mallorca: immaginando i mandorli in fiore...
Tiziano Easy Nite Agenzia Viaggi : Palma di Mallorca: immaginando i mandorli in fiore...: La città di Palma a Mallorca, è una baia silenziosa adagiata sul mare. Nella luce ancora tenue del mattino le case basse fanno da corollario...
Palma di Mallorca: immaginando i mandorli in fiore.
La città di Palma a Mallorca, è una baia silenziosa adagiata sul mare. Nella luce ancora tenue del mattino le case basse fanno da corollario alla Cattedrale gotica, detta Seu, che domina la città. E’ un gennaio già mite e sin dalla notte prima provo a immaginare i mandorli in fiore, gli uliveti, i palmeti e i pini. Corre il mare, lungo il Paseo Maritimo, corrono i pensieri curiosi; è’ questa la mia seconda volta in quest’isola e quasi per gioco provo a ricordare come era allora e ciò che mi si offre adesso. La città di Palma di Mallorca porta i colori caldi dell’ambra, le vie del centro storico sono pedonali e ci confondiamo fra chiese antiche, i palazzi e le dimore nobiliari, al cui interno i graziosi cortili sono l’immagine dei pomeriggi caldi dell’estate, al riparo dal sole. Fondata dai romani, conquistata dagli arabi, confluenza della cultura ebraica, è una terra gentile di un popolo ospitale. La visita dura poche ore, ma l’impressione è che qui il tempo scorra lentamente, inebriandosi della bellezza di spiagge, di calette sul mare che fanno da contraltare ai paesaggi verdeggianti delle campagne e delle montagne dell’interno. E’ quasi l’ora di pranzo e decidiamo di tornare. Bel fermo immagine della città, una toccata e fuga dei sapori del Mediterraneo, di un’aria tiepida e di una luce così chiara e intensa da riscaldare il cuore
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